Nella sua casa/atelier milanese, abbiamo incontrato e intervistato il fantasioso, geniale Stefano de Lellis, giovane designer toscano!
D – Ciao Stefano, raccontaci dei tuoi inizi. Com’è iniziata la tua avventura nel mondo del design?
R – La mia passione è nata da bambino. Non per gioco però, che sia chiaro… Prima il disegno poi la concreta realizzazione di oggetti… E’ stato un percorso naturale, un modo per esprimere me stesso, un divenire logico… Non so mai cosa farò il prossimo giorno, il prossimo mese, il prossimo anno… Sono affascinato dall’arte in ogni sua forma… Dalla scultura alla pittura… Il mio stimolo è la creatività!
D – Qual è il tuo background?
R – Come ti dicevo, è stato amore a prima vista! Già prima delle superiori mi piaceva creare pezzi unici che rispecchiassero la mia personalità. L’ambiente familiare ha senza dubbio influenzato queste mie peculiarità. Mio zio è un restauratore e scultore. Mio padre un intagliatore di legno. Un ambiente stimolante, certo più artigianale che artistico, ma non c’è dubbio: a casa mia non mancavano mai forbici e pinze!
Ho frequentato l’Istituto d’Arte dove ho seguito il corso di arte e restauro. Ho sempre avuto un particolare feeling con la moda. La moda è, oggi, probabilmente il modo più semplice per fare arte. Il modo più democratico, più accessibile rispetto a espressioni artistiche quali il dipingere o lo scolpire… Ci sono più borse in un armadio che statue in un giardino, no?
D – Qual è stato il capo o il materiale che ha ufficialmente trasformato quella che per te era solo una passione in un lavoro vero e proprio?
R – Senza dubbio i miei gioielli. Tutto è iniziato con duecento chili di rondelle da elettricista con le quali volevo creare un armatura. Un amico che ha una linea di t-shirt ha visto il capo, sapeva già come lavoravo, e mi ha proposto una collaborazione con LuisaViaRoma. Purtroppo quel progetto saltò ma rimasero così colpiti dai mie pezzi. Dopo sei mesi mi richiamarono e da lì non mi sono più fermato. I contatti con i buyer di gioielli, le proposte, un sogno! Parliamo di tre anni fa… Allora disegnavo accessori uomo per Coveri… E’ stata la svolta!
D – Qual è stata, ad oggi, la soddisfazione più grande?
R – Non so… Tutte, nel tempo differenti… Dalle più piccole alle più grandi! Senza dubbio, quando i buyer scelsero la mia linea di gioielli… Iniziava così una nuova cosa, la mia strada, la mia avventura!
D – Segui la moda?
R – Prima tantissimo. Seguivo la Settimana della Moda senza perdermi un sfilata. Ora molto meno… Preferisco guardare le collezioni dopo, con calma, da solo…
D – Di che segno sei?
R – Pesci
D – Quali sono i materiali che preferisci utilizzare?
R – I metalli. L’ottone. Ora sto pensando a una capsule collection in oro (collana, anello, bracciale)… Puro lusso! Adoro i mix… Unire tanti pezzi diversi, in tanti differenti materiali!
D – E le piume? Perché?
R – Non so dirtelo… Io creo dalla materia, mi lascio guidare dai materiali. Non ho particolari ispirazioni. Certo, l’università mi è servita… Ci possono essere riferimenti… ma è l’istinto a comandare… E’ il mio senso di libertà!
D – Come nasce invece la nuova, splendida, collezione di pochette?
R – L’ottone che avvolge la borsa in pelle nera, prende la sua forma da un semplice rotolo di scottex… Per le decorazioni volevo unire figure tra loro in contrasto eppure armoniche… Ecco allora la sfolgorante fenice e la lenta tartaruga… l’etereo angelo e i coralli marini… il granchio e la piccola ape?
D – Progetti futuri?
R – Ancora borse… Uniche, non convenzionali, contemporanee!
D – Chiudiamo l’intervista con una tua riflessione, un pensiero che ti rappresenta.
R – Ognuno deve seguire la sua strada, fare un percorso che non sia di nessun altro… A parer mio, non esistono persone o esperienze da prendere come esempio… Bisogna essere artefici del proprio destino, fautori di una storia, la nostra storia… una storia che poi potremo raccontare!
Luca Imbimbo
Foto: Jana Anhalt wormeline.com