La pelliccia: il gusto di saper attrarre.

Indossare una pelliccia e provare gusto nell’attrarre sguardi, gesti, nel suscitare sensazioni.

Indossare una pelliccia di volpe, zibellino, cincillà, lince, visone e tutte le incredibili varianti che essa può presentare (mi sento di includere anche le “fake furs”, quelle sintetiche, ovviamente se di alta qualità) significa anche questo: indossare potere, attrazione, lusso, significa sentirsi eleganti, “elevarsi” e accedere ad un livello non paragonabile con altri.

In poche parole, appropriandomi di una nota citazione (e adattandola al tema) “Diamanti e pellicce sono i migliori amici di una donna.”.

Basta spulciare il web per capirlo: anche nei commenti dei più accaniti animalisti si leggono frasi come “Indosso pellicce sintetiche, ma mi rendo conto che non è la stessa sensazione di una pelliccia vera.” oppure “La qualità di una pelliccia di volpe bianca o argentata non è in discussione. Mi fa sentire elegante.” o addirittura c’è chi giura di aver provato ad indossare quelle di visone dei genitori o (verissimo) dei nonni.

Personalmente? Vi chiedete cosa ne pensi io a riguardo? Vi racconto un piccolo aneddoto che rappresenta un perfetto esempio di ciò che intendo e che ben fotografa la mia passione per le pellicce.

Quando la vidi non riuscii a credere ai miei occhi.

Eppure lei, l’odiosa *****, la più insopportabile compagna di classe al liceo, quella sera era assolutamente stupenda.

Andai a prenderla sotto casa.

Tacchi alti (era la sera del suo compleanno, come non indossarli?), calze nere semicoprenti, minigonna, i soliti capelli ricci… ma un nuovo, splendido cappotto nero con collo e manicotti di pelliccia, forse volpe ma non ne sono sicuro. Regalo di compleanno?

Salì in macchina, la osservai sbigottito per qualche lungo istante. Lei mi salutò con la solita aria strafottente che quella volta ebbe qualcosa in più, anche se non riuscì a capire cosa.

Mi trattenni, avrei voluto baciarla. Così, senza un perché. Mi attrasse follemente e basta.

Poi ad un tratto capii: “SA di eccitarmi”. “SA che provo desiderio per lei.” E ci prese gusto passando le sue dita affusolate sul collo di folta pelliccia nera, accarezzandone il pelo, aggiustandosi i capelli e mostrandomi un po’ della scollatura e della nuca, poco dietro l’orecchio.

Nonostante quella magnifica serata, l’odiosa ***** rimase tale e quale nel carattere, purtroppo.

Ma una cosa sì, la notai. Anzi due.

La prima: non appena si tolse il cappotto bordato di pelliccia, al ristorante, qualcosa di magico è svanì. Una luce si spense. Ai miei occhi non risultava più attraente come un attimo prima, anzi, in un gesto aveva perso totalmente o quasi il fascino che fino a quel momento mi aveva annichilito. Si era spogliata anche della sua sensualità.

Strano vero? In un Mondo in cui spogliarsi è in realtà uno dei requisiti fondamentali del “risultare sexy”, io ero follemente attratto da una ragazza completamente vestita. Desideravo il suo collo circondato da quella morbida volpe, desideravo le sue mani su di me con i polsi esaltati dai manicotti di pelliccia. Volevo sentire la morbidezza.

Desideravo lei, sì, ma desideravo lei con quel cappotto, non vestita come al solito. Desideravo affondare il naso in quel meraviglioso, soffice collo di pelliccia e perdermi nel suo profumo, senza pensare a nient’altro.

Desideravo forse solo la pelliccia? Non saprei. Quel cappotto era animato con lei, prendeva vita e diventava irresistibile…

La seconda: ***** sapeva di essere sensuale con quella pelliccia addosso. Lo sapeva, i suoi occhi, le sue battute, i suoi gesti parlavano per lei. E non c’è nulla di più pericoloso di una donna che si sente dannatamente sexy. Lei lo era, e ripeto, lo sapeva.

Quel cappotto, meglio di qualsiasi complimento, lusinga, acconciatura o make up, la faceva sentire “femmina” oltre che donna, sicura come non mai del suo potere. Non esattamente il potere della “Venere in pelliccia” (a qualcuno sarà sovvenuto) del romanzo dii Leopold von Sachen Masoch, più legato alla sottomissione, piuttosto più simile al piacere provato da un amante delle armi che stringe nel pugno una pistola dai proiettili d’oro.

Grazie alla pelliccia, ***** sapeva di essere irresistibile, attraente, forte. Così come guardando al passato lo sapeva anche Marilyn, in posa per i più famosi fotografi dell’epoca indossando splendide stole di volpe bianca e mostrando le sole spalle nude. O anche pop star come Jennifer Lopez (perdonate l’accostamento), Rihanna (nel videoclip “Only Girl” gioca con un boa di pelliccia, accarezzandosi il corpo e il volto), e le star Hollywoodiane del red carpet.

Lasciamo stare la psicologia spicciola: la pelliccia è sexy. La pelliccia è femminilità. Lo è e basta, semplicemente, al di là del pregiudizio e dei ragionamenti. E, qualcuno provi a smentirmi, lo sarà sempre, come lo è sempre stato finora.

Gary K.

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