Pellicce e sostenibilità tutto quello che dovete sapere: analisi e riflessioni
Pellicce e sostenibilità? Mi dai qualche info? Una delle domande che mi viene fatta più spesso!
A seguire,
Le pellicce di visone Blackglama sono danesi? Dopo questa domanda che mi è stata posta da un responsabile di sviluppo collezioni in pelliccia di uno dei più influenti brand di moda al mondo, ho capito che dovevo scrivere questa Pellicce e sostenibilità la guida della classificazione delle pelli del 2018.
Le pelli di visone Blackglama sono di origine Americana. Le vende la casa d’asta di pellicceria Nafa.
E’ un po’ come chiedere se la Coca Cola è un brand Italiano.
Oppure: siamo indecisi se usare pellicce vere perché troppo inquinanti! Ci consigli eco-fur? Conosci dei fornitori?
Momento di HOMM stile monaco.
Le pellicce vere non sono inquinanti, non danneggiano assolutamente l’ambiente. Qui un post di approfondimento sulle pellicce sintetiche con tanto di ricerche e studi scientifici.
Dato che il post è intitolato “Pellicce e sostenibilità” qui sotto l’indice della struttura del post.
- Sostenibilità e tracciabilità delle pelli provenienti da allevamenti
- Sostenibilità e tracciabilità delle pelli provenienti dalla caccia
- Una sorpresa per voi
I brand di moda negli ultimi anni stanno chiedendo al settore della pellicceria trasparenza, la possibilità di tracciare la provenienza delle pelli e la prova della sostenibilità del nostro settore.
Data la scarsa comunicazione sul tema pellicceria causata dalla decisone (sbagliata) dell’Associazione Internazionale della Pellicceria IFF di non comunicare né difendere il nostro settore per tanti anni
“tanto il nostro settore va bene, cosa ce ne importa degli attivisti contro le pellicce”
“i video degli animali scuoiati vivi sono falsi ma tanto non ci crede nessuno e le pellicce le vendiamo comunque!”
Queste erano le frasi storiche agli esordi della mia carriera 10 anni fa.
La Peta e le altre associazioni ne trassero beneficio creando un collettivo che crede fermamente in quei video e notizie: FALSI!
Di male in peggio quando poi l’IFF ha iniziato a comunicare ma senza capire le necessità dei brand di moda.
Al peggio non c’é mai fine. L’IFF ha dato attenzione praticamente solo alla Cina. Se devo dirla tutta, beh! Anche molte aste hanno dato più importanza al mercato Cinese facendo produrre ai loro allevatori e offrendo tipologie di pelli principalmente favorite da quel mercato e smettendo di produrre e offrire le tipologie più adatte per il mercato Europeo come il visone classico (classic mink). (La Cina è il cliente più importante delle aste per numero ma non per qualità ne lo sarà a lungo termine – chi detta i trend di moda sono i brand di moda Europei e di NY non sicuramente la Cina). La Cina copia i trend Europei.
Accontentare il mercato Cinese significa perdere quello Europeo.
I brand Europei con i quali sto lavorando stanno infatti cercando tipi di visone che ormai non esistono più.
Ci sono anche tanti brand di moda che si sono plasmati per il mercato Cinese ma hanno perso prima l’identità, poi la credibilità e infine i clienti, col risultato che sono sull’orlo del fallimento e ora sono più impegnati a cercare investitori e rivedere il modello di business che altro.
Finalmente l’IFF e alcune delle aste oggi hanno capito!
Sì, nel 2018 tardi ma come dice la mia nonna meglio tardi che mai!
Data la nuova attenzione spasmodica dei brand di moda nel voler conoscere sempre di più il settore della pellicceria ho scritto questa guida.
Pellicce e sostenibilità l’aggiornamento inizia ora
Questo articolo è utile a tutti i responsabili di sviluppo delle collezioni in pelliccia dei brand di moda, a giornalisti che stanno facendo ricerche, appassionati del settore, ecologisti, biologi, studenti e futuri fur insider. In questa guida troverete tutte le informazioni più importanti in merito alle aste di pelli, links con post di approfondimento alla sostenibilità, alla tracciabilità, i tipi di pelli e molto altro.
Ho approfondito i vari argomenti inserendo dei link dietro le parole o frasi quindi leggeteli o meglio cliccateli per leggere.
Ho cercato di rendere questo post il più scorrevole possibile e di sintetizzarlo ma riguardo al tema pellicce potrei scrivere un libro (in effetti lo sto facendo) soprattutto in questo periodo che di novità ce ne sono molte – per qualsiasi domanda non esitate a contattarmi sarò felice di rispondervi.
Le pelli per i prodotti in pelliccia
Le pelli si distinguono in pelli di origine selvatica e di allevamento.
- Le pelli provenienti da allevamenti di origine selvatica ovvero quelle cacciate sono: castoro, procione, muskrat, zibellino, coyote, volpe rossa, lince, cat lynx, martora, lontra, lupo, ghiottone e orso nero (black bear).
- Le pelli provenienti da animali allevati sono: visone, volpe, cincilla, swakara e coniglio.
Sappiate che pellicce e sostenibilità sono diventati i mie argomenti chiave!
La sostenibilità delle pelli provenienti dagli allevamenti: ci sono delle novità!
Importante sottolineare che gli allevatori rispettano i loro animali. Sono orgogliosi del loro lavoro e degli elevati standard di cura cui si attengono.
Ho visitato tanti allevamenti.
Alcuni incredibilmente innovativi dove era chiaro che l’animale stesse bene, altri meno e altri ancora dove scienziati esperti fanno test sul benessere dell’animale.
Penso che possano essere orgogliosi solo gli allevatori che veramente rispettano le regole e investono nell’innovazione e ricerca per il benessere dell’animale! Perché non è sempre così.
E’ uno scandalo? Non lo so.
Nessuna regola al mondo viene mai rispettata nella sua completezza.
E’ vietato uccidere le persone o farne commercio.
Ma qualcuno lo fa.
E’ vietato abusare dei bambini ma continuano a farlo.
E’ vietato non pagare le tasse ma qualcuno non le paga… Anche nel nostro settore succede che qualcuno non rispetti completamente le regole.
Tu che stai leggendo il post rispetti tutte le regole?
Detto ciò date le nuove leggi, chi non rispetterà le regole si auto eliminerà!
Le regole stanno cambiando!
Cambiano perché i brand di moda (Europei) per vendere le loro collezioni di pellicce hanno bisogno di trasparenza sulle pelli che comprano, documenti che ne attestino la provenienza, il benessere dell’animale, come è cresciuto, di cosa si è nutrito, la famosa tracciabilità.
Nel settore pellicceria sta succedendo quello che è successo nel mondo alimentare!
Nel 2020 comprare le pellicce sarà come comprare una scatola di uova fresche: scoprirete quando, come, da dove, e molto altro!
E’ in corso una nuova ispezione di tutti gli allevamenti di visone e volpe. Ci sono più di 5000 allevamenti nel mondo di cui 3500 in Europa verranno certificati con un nuovo brand WELFUR, una certificazione UE. Per gli allevamenti fuori dall’Europa ci saranno certificazioni simili al WELFUR ma che seguiranno i regimi di ogni singolo stato.
WELFUR fa parte del progetto FURMARK.
La cosa più importante da sapere: la Saga Furs è pioniera della tracciabilità e sostenibilità. La Saga Furs non è l’asta più grande del settore della pellicceria ma è quella più vicina ai brand di moda e alle loro esigenze da sempre. Da diversi anni l’asta finlandese sta facendo test con i suoi allevatori di visoni e volpi per far si che in un futuro prossimo il cliente finale che compra un capo in pelliccia sia in grado di scoprirne la provenienza.
Oggi se comprate una pelliccia di un brand di moda al massimo troverete forse solo la tipologia del pelo e non la provenienza.
Fra pochi giorni grazie alla Saga Certification scheme (STS) e RFID Technology sempre di Saga Furs se comprerete una pelliccia sarete in grado di risalire non solo al tipo di pelo ma addirittura all’allevatore e probabilmente riuscirete a ottenere maggiori informazioni anche sulla parentela del visone o volpe in una maniera molto semplice e innovativa alla portata di tutti.
Ciò consentirà ai consumatori presso il punto di acquisto di eseguire la scansione e rintracciare la pelliccia attraverso l’intera catena di approvvigionamento.
La completa tracciabilità è importante per la garanzia della qualità e un logico passo successivo nella trasparenza dei clienti dall’allevamento alla casa di moda.
Vi starete domandando com’è possibile fare tutto questo? Vi confido che so bene di cosa si tratta ma non mi hanno dato l’autorizzazione di comunicarvelo e nonostante creda che la circolazione dell’informazione sia un diritto credo che questo tipo di novità debba uscire a tempo debito. (Parola chiave: tecnologia pura)
Furmark è il programma di certificazione e tracciabilità che riguarda la sostenibilità, il benessere degli animali e l’impatto ambientale dei processi di concia e tintura delle pellicce. Comprende WELFUR e Saga Certification scheme (STS):
nel 2019 le Aste Europee potranno vendere solo le pelli provenienti da allevamenti certificati con il brand WelFur.
Il WELFUR è stato creato da scienziati indipendenti di sette università europee. È inoltre in linea con le regole di certificazione definiti dai principi di affidabilità di ISEAL: veridicità, trasparenza, sostenibilità, rilevanza, accessibilità, efficienza, coinvolgimento, imparzialità, miglioramento e rigore.
Del FURMARK fanno parte anche le nuove norme sugli allevamenti di visoni del Nord America, i controlli per le pelli di provenienza selvatica e un sistema di certificazione globale sulle concerie e sui processi di tintura.
Dopo il 2020 ingloberanno anche norme che regolamenteranno gli allevamenti degli zibellini in Russia, un programma sul Karakul in Namibia e una bozza sulle linee guida per gli standard da seguire per l’allevamento del Karakul Afgano.
A proposito di concerie come sapete sono coloro che si occupano di conciare le pelli di trasformare dallo stato grezzo in dressed (lavorate). Senza la concia le pelli non possono essere lavorate dai tagliatori, macchinisti, pellicciai, designers, sarti etc…
La concia è un’arte!
I passaggi per trasformare una pelle grezza da una pelle conciata sono più di 50, molti di questi manuali. Le concerie si occupano non solo di rendere la pelle morbida, pulita, lavorabile ma anche di fare stampe a laser e creare i famosi colori. In Europa questo processo viene effettuato in Italia dove siamo leader, in Grecia, Germania, Lituania e Danimarca.
I conciatori europei devono attenersi al regolamento dell’Unione Europea la REACH (Registration, Evaluation, Authorization and Restriction of Chemicals)
Penso sia un regolamento un po’ “vecchio”
che non soddisfa le moderne richieste di mercato da parte degli operatori della moda! Si stanno facendo dei test per superare la regolamentazione Reach e cercare di fare la Green Dressing, una concia biologica vegetale. Saga Fur già dal 2011 ci sta lavorando con una conceria tedesca. Il progetto è ancora in corso. Qui un articolo con un’intervista a Charles Ross di Saga Furs.
Riguardo alla concia ho scritto un post dove descrivo quali sono le conce meno dannose di altre premettendo che noi Italiani siamo i più bravi al mondo proprio per il poco impatto ambientale rispetto alle concerie estere.
Vi consiglio di leggerlo perché la maggior parte della gente pensa che tutte le tipologie di Cromo facciano male. Quali sì e quali no? Forse é più dannosa la concia Chrome-free? Le risposte nel post! Vi ricrederete.
In poche parole: se il mercato della moda voleva i documenti di attestazione sulla sostenibilità e tracciabilità arriveranno! Il settore della pellicceria promette di diventare trasparente. Di dimostrare la sostenibilità.
Questo sarà un grande cambiamento: coinvolgerà tutto il sistema.
Gli allevatori: alcuni chiuderanno, altri si metteranno in regola, altri ancora dovranno produrre più pelli certificate per soddisfare il mercato; le aste per qualche anno forse venderanno meno pelli dato che potranno vendere solo pelli certificate; anche le concerie dovranno essere in regola e in grado di usare o non usare alcuni prodotti chimici e rispettare tutte le nuove normative; i brand di moda e i clienti finali cambieranno idea nei confronti del nostro settore che forse verrà riconsiderato come settore ecosostenibile e rispettato come dovrebbe essere.
Eh si! Anche le associazioni animaliste come Peta e Greenpeace subiranno dei cambiamenti.
Pensate che le associazioni anti fur a questo punto potranno ancora attaccare il nostro settore perché animali cresciuti in cattività ma nel migliore dei modi muoiono senza soffrire per la produzione di pellicce?
Queste associazioni credo (e spero) si focalizzeranno su altri temi molto più gravi sempre riguardanti gli animali. Ovviamente avranno un calo di guadagno dato che più nessuno investirà in queste associazioni se nessun animale verrà maltrattato per la produzione di pellicce. Spero vivamente che queste associazioni fino ad oggi dimostratesi molto violente si battano anche per i diritti umani e per l’inquinamento che il mondo della moda, secondo settore che inquina di più al mondo dopo quello del petrolio, sta creando.
Non facciamo di tutta l’erba un fascio.
Non è tutto il mondo della moda. Ci sono dei brand anche molto grandi che rispettano l’ambiente ma ahimé sono pochi e dovranno rivedere i loro modelli di business perché la gente diventerà sempre più consapevole grazie a internet.
L’era del consumismo, comprare comprare comprare anche cose che non servono per pura consolazione pur non avendo soldi..…. finirà. (Bye bye America grazie per averci regalato questa merda).
Per capire di cosa sto parlando guardate il documentario The True Cost su Netflix o dove preferite, e poi domandatevi perché queste associazioni anti-fur tanto a favore dell’ambiente e animali sono più interessate ad attaccare il settore della pellicceria e non il Fast Fashion che tiene schiavo con grande interesse il Bangladesh o altri paesi poveri dove persone vengono pagate 2 dollari al giorno per produrre i vestiti non biodegradabili di marchi come Levis, Zara, Mango, H&M per poi rispedirli in paesi poveri una volta che “non ci piacciono più”.
Mi verrebbe da pensare che i colossi del fast fashion e non solo facciano “regali” alle associazioni e ai governi di questi Paesi per mandare avanti la macchina della distruzione del nostro caro pianeta terra.
Il documentario di The True Cost non mi ha lasciata per niente sorpresa ero al corrente di queste cose anzi ne aggiungerò altre nel mio blog nei prossimi post.
Ciò’ che mi lascia del tutto sconvolta é che brand come Stella McCartney si permetta di comunicare che le sue collezioni sono DIVERSAMENTE ETICHE quando sono esattamente inquinanti come tanti altri brand.
Ve lo dimostro in uno dei miei post. Vi lascerà senza parole!
Stella usa pellicce finte, fake, fatte di acrilico non smaltibili che per essere prodotte uccidono PERSONE, animali e l’ambiente.
La sua collezione è davvero ecosostenibile? Vi prende in giro. Quando scrivo che i vestiti sono inquinanti significa che vengono fatti col sangue di persone che muoiono ogni secondo tutti i giorni o che hanno malformazioni, malattie gravissime ma questo non viene comunicato anzi viene tenuto ben nascosto.
Fossi una di queste associazioni anti fur mi focalizzerei sull’impatto ambientale distruttivo che questi brand stanno causando e sui diritti umani e civili che queste persone, soprannominati “gli schiavi della moda” non hanno.
Sono più importanti i diritti umani o quelli degli animali da pellicceria?
E’ più importante salvare l’ecosistema o attaccare, con falsi video che permettono loro di guadagnare bei quattrini il mondo della pellicceria molto più etico di tanti altri settori?
Chi sono i veri colpevoli?
Non compro da Zara da anni, compro il meno possibile perchè non sento il desiderio di consolarmi con prodotti di cui non ho veramente bisogno e soprattutto che derivano da persone, NON ANIMALI, ripeto persone, che stanno soffrendo a causa del loro maltrattamento. Da anni mi occupo di aiutare i brand a utilizzare le pellicce in modo sostenibile.
Ci tengo a precisare che gli animali non vengono MAI scuoiati vivi. Questi – l’ho ripetuto tante volte nei miei post – sono fake news, fake video realizzati apposta dalle associazioni contro le pellicce per influenzarvi a investire in associazioni che hanno goduto del silenzio stampa dell’IFF per tanti anni. La pellicceria se ne è fregata finché ha potuto: SBAGLIANDO. La Peta, GreenPeace etc… ci hanno marciato su e continuano a lavorare in modo disonesto creando contenuti violenti e fortemente sensibilizzanti. Facile influenzare la scelta sull’utilizzo di una pelliccia vera o finta di qualcuno mostrando un video dove si picchia e scuoia un animale senza dignità in un allevamento inesistente o abbandonato… anch’io crederei subito al video traumatizzante.
Pensateci un’attimo!
Non tutti rispettano le regole ma non rispettarle non significa scuoiare gli animali vivi! Potrebbe anche solo essere che gli allevatori non danno all’animale il cibo con la percentuale di proteine o vitamine richieste o altri aspetti meno gravi e violenti.
La violenza non fa proprio parte del mondo degli allevamenti degli animali da pellicceria.
Una pelle di un animale scuoiato vivo non è utilizzabile dai designer né viene accettata in asta, né è mai successo, perché la pelle non avrebbe valore…
La salute dell’animale è essenziale per la qualità delle pelli: quanto migliore sarà il suo trattamento tanto più bella sarà la sua pelliccia.
L’allevamento di animali da pelliccia, come di qualunque altra specie, è regolato dalle leggi nazionali in materia di agricoltura e ambiente, dalle direttive dell’UE, nonché da codici di condotta professionale e linee guida specifiche. Allevati in maniera selettiva per molte generazioni, animali quali visoni, volpi, procioni finlandesi/asiatici e cincilla si sono oramai adattati alla vita in cattività e sono considerati, dal punto di vista scientifico assolutamente addomesticati.
Per aspetto, carattere e comportamento non possono essere in alcun modo confrontati con i loro cugini selvatici.
- Sono stata la prima a fare un video in un allevamento di visoni proprio con uno scienziato che studia il benessere degli animali (ero molto giovane scusate la mia inesperienza)
- ho intervistato Tage Pedersen Presidente di tutti gli allevatori danesi (La Danimarca presenta la concentrazione di allevamenti più alta al mondo) e Chairman del Board di Kopenhagen Fur. Questa è l’intervista più importante. Tage mi ha mostrato cosa mangiano i visoni, gli allevamenti danesi e come avviene il sistema di scuoiatura…. Questo post smentisce falsità e imprecisioni! Per favore leggetelo!
- ho intervistato anche Julie di Unicorn Farms in modo che possiate farvi un’idea di cosa vuol dire avere un allevamento
Chissà perché i miei video sono completamente diversi molto lontani da quelli trovati su youtube e creati da delinquenti.
Per favore leggete i post che vi ho linkato sono molto utili – approfondirò l’argomento FURMARK molto presto.
Riguardo alla scelta di utilizzare una pelliccia vera o fake/ecologica in questi due post post vi spiego i pro e i contro di quella FAKE poi valutate voi se danneggiate più l’ecosistema indossando una pelliccia vera o una fake. Secondo post già linkato prima ma se non l’avete letto vale la pena di farlo perché troverete prove e ricerche che nessuno aveva mai scritto prima sul web. Come per esempio che l’esperto in ecologia, biologo etc… ex Amministratore delegato di Daks sostiene che il materiale da lui trovato è ecologico quando invece risulta sintetico.
Importante considerazione sulla sostenibilità anche delle pelli di origine selvatica ovvero cacciate.
“Lo stile di vita dei cacciatori, è un perfetto esempio di uso sostenibile di risorsa naturale e rinnovabile: un principio fondamentale di conservazione condiviso anche dalle principali organizzazioni dedicate alla tutela dell’ambiente, come il WWF (World Wide Fund for Nature), l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (World Conservation Union, IUCN) e il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (UNEP, United Nations Envoirment Programme).
In questo post faccio un esempio molto pratico del perché è importante cacciare le foche – se non esistesse la caccia delle foche gli Eschimesi morirebbero, i pesci della Groenlandia pure, l’ecosistema verrebbe danneggiato gravemente. Addirittura Greepeace ha fatto retromarcia!
Le pelli derivate dalla caccia di specie selvatiche costituiscono il 15-20% del commercio mondiale di pellicce. Tale commercio, regolamentato da leggi e accordi internazionali, non rappresenta assolutamente una minaccia per le specie in via di estinzione. In particolare, il settore pellicceria ha sempre sostenuto e finanziato la ricerca, formalizzata anche da un accordo internazionale, di metodi di cattura conformi a standard di benessere animale sempre più elevati.
Nel 1997 è stato infatti firmato tra la Commissione Europea, il Canada e la Federazione Russa l’Accordo sulle norme internazionali relative ai metodi di cattura con trappole senza crudeltà (Agreement On International Humane Trapping Standards – AIHTS) e un impegno parallelo è stato preso dagli USA nel corso dello stesso anno. Tutti i firmatari si sono con ciò obbligati a vietare l’uso di trappole non certificate secondo gli elevati standard stabiliti da tale accordo.
FURMARK prevede anche la tracciabilità e certificazione di tutte le pelli provenienti da animali di origine selvatica.
La Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) regola invece gli scambi commerciali delle speci per le quali esiste un rischio, effettivo o anche solo potenziale, di estinzione mentre l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (UCN) si occupa dell’attento monitoraggio dello stato globale delle risorse naturali per garantirne un uso ecologicamente sostenibile.”
Riguardo alla CITES ho fatto un post dedicato spero vi torni utile.
Pellicce e sostenibilità la guida delle pelli verrà aggiornata di mese in mese.
Una sorpresa per te!
Se sei arrivato fino qui ti svelo un segreto che in pochi sanno.
Forse solo la Chiesa Cristiana e chi ha studiato il Cristianesimo.
Sapete chi è stato il primo pellicciaio del mondo?
Colui che ha vestito Adamo ed Eva.
Non sono stati coperti solamente con una foglia di fico
Ma con una pelliccia di Karakul.
E’ scritto sui sacri testi.
Controllate voi stessi qui il link con il testo scritto sulla Sacra Bibbia.
Le pellicce sono proprio il mestiere più antico del mondo.
Il post pellicce e sostenibilità è finito spero via sia piaciuto.
Samantha
Brava! Esaustiva come sempre! Viva la chiarezza!
Un bacio, Alberto
GRAZIE =)
Questo articolo è veramente ben scritto, completo, onesto. Mi ha chiarito moltissimo le idee su questo argomento molto complesso. Io sono di Venezia, quindi molto vicino a grossi centri produttivi. Adoro gli animali e li rispetto, come l’ambiente che è un tutt’uno con noi, e con Dio. Ho tuttavia intenzione di acquistare un capo perché le pellicce mi piacciono, non ne ho neanche una e non la voglio sintetica piuttosto rinuncio. Di cuore. Quello che ho letto ha fatto molta chiarezza. Grazie